mercoledì 16 settembre 2009

RIFLESSIONI SUI TRE CASI TRATTATI

Analizzando le narrazioni che ho raccolto, nella mia esperienza, appare un mondo di significati comprensibili solo attraverso un'ottica antropologica. Nel caso di Morenì, ascoltando attentamente il suo racconto, traspare come l'essere donna sia percepito dalla persona stessa e dalla comunità. La paziente arriva al“Centro de Saludaccompagnata dal fratello , l'intera comunità che ha lasciato i figli all'altro fratello per venire al consultorio sanitario, la sua condizione di donna abbandonata è cosa normale, il fatto di aver tanti figli è l'aver compiuto il suo ruolo. Infatti, il chiederle, se ha mai usato metodi di contraccezione, risulta offensivo:“Sono donna e devo dare figli a mio marito”. Inoltre viene definito come l'essere in salute risulti identificabile nel poter lavorare , nell'essere “in carne” cioè con qualche chilo in più, nel non avvertire dolori fisici. Mentre l'essere malati si identifica con la vecchiaia, con il dolore, con l'intolleranza ad alcuni cibi, con l'essere magro.Nel caso di Andres, invece, si evidenzia l'incapacità di comprendere cosa sia una malattia cronica come il diabete; malattia silente senza evidenti segni o dolori associati. Egli infatti manifesta l'incapacità di prendersi cura di sé stesso. Il medico è colui che lo deve curare, non gli interessa sapere tanto sulla malattia, né tanto meno sulla terapia. Il fatto che identifica l'essere indio con l'essere ignorante rappresenta ancora il retaggio dell'epoca coloniale dei “conquistadores” che, attraverso le armi della violenza, della religione, della cultura hanno introdotto il concetto di società primitiva distruggendo il tessuto sociale e culturale esistente. Quando Andres si riappropria del ruolo di protagonista, nel costruire la propria salute, cambia anche la sua narrazione si arricchisce di contenuti risulta più aperta al confronto perché arricchita di una nuova esperienza. Nel caso di Lourdes ciò che traspare, dalla sua narrazione, è il ruolo delle persone più anziane della comunità che risultano essere le detentrici di quel sapere tramandato che è il fondamento della cultura. Gli anziani sono rispettati come “coloro che sanno......”. Infatti ogni esperienza di cura, malattia e guarigione diventa, da esperienza del singolo, ad esperienza di un'intera comunità; esperienza condivisibile ma fortemente legata ad un contesto storico, sociale e culturale pertanto difficilmente modificabile.

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