lunedì 14 settembre 2009

Alcune pratiche mediche della medicina indigena.....................


Gli indios attribuivano al “vento del sud” la causa di molte malattie quali il morbillo, la varicella, il raffreddore, ed analizzandone la direzione (se cioè procedeva da sud o da nord), essi identificavano quale fosse la malattia. Infatti proteggevano i loro corpi con coperte, credendo che potessero essere un riparo per difendersi dal “colpo divento”; utilizzavano zolfo nella zona dolorante. Ancora oggi si utilizza una sigaretta accesa, credendo che possa, posizionata sulla parte malata, assorbirne il dolore cioè eliminare l'aria che vi è entrata. Si utilizza anche un cucchiaio di legno che si riscalda sul fuoco e (quando è caldo) si posiziona sulla parte dolorante. Questo, credendo che il legno riesca ad aspirare il “colpo di vento” che ha offeso la parte stessa. Il “pyarurù” (sintomi: febbre, inappetenza, sete, dolore allo stomaco) viene trattato con l'utilizzo di foglie di tartago, che si devono bagnare con la saliva e da posizionare sulla zona malata: si crede che questa foglia possa assorbire la febbre interna, causa di questa malattia. Si possono usare anche: foglie di aloe, collocandole aperte nella zona malata, oppure il maiale (esclusivamente il grasso della pancia), ricoprendo poi questo grasso con foglie di tartago ed utilizzando l'impacco sopra la parte.Per il “pyaracù” (o “stomaco caldo”), il trattamento prevede l'uso di erbe rinfrescanti, tipo “uña de gato (o “mbaracayà pysapè”), o “foglia di cocù (“ocaarurupè”). Queste erbe devono essere utilizzate prima delle ore 12.00, in quanto nel pomeriggio l'effetto delle erbe potrebbe essere negativo. Per problemi renali, è considerato buono il “yaguà rovà” e anche il “mandy yuì”, erbe da utilizzarsi in infusione. L'”ojeo” è un dolore fortissimo che prende il bambino neonato, deformandone il cranio: la causa è associata all'influsso negativo di una persona che lo ha contaminato con la sua malvagità.“Pata de cabra”: il bambino non dorme, inarca la schiena, gettando la testa all'indietro, non mangia e piange continuamente. Il curandero, alza la pelle pizzicando singolarmente ogni vertebra della spina dorsale, facendo più volte il segno della croce. Tale rito viene eseguito per 7 giorni consecutivi . Per l'”orzuelo” (orzaiolo) si prende un anello d'oro, si riscalda sfregandolo con le mani e quando è caldo, si appoggia nella zona malata. Un'altra forma di guarire dall'“orzuelo” è salutare una vedova (se colui che è malato è uomo); se invece il malato è donna, mandare un saluto al vedovo. Per morsi di serpente (picadura de serpiente) si taglia una cipolla, utilizzandola sulla parte che presenta il morso: quando la cipolla diventa verde, bisognerà levarla e sostituirla con un'altra. Il cambio di colore avviene in virtù dell'assorbimento del veleno. Questi metodi curativi sono tramandati oralmente. Secondo la mia esperienza, la popolazione locale non racconta facilmente le sue credenze. Vi è ancora una certa timidezza o diffidenza nel timore che possa crearsi un conflitto tra pratiche e valori, riflesso del loro mondo culturale.

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